La Big East è stata un tornado di cambiamenti negli ultimi anni, soprattutto a livello di head coaches. Già da qualche tempo non ci sono più personalità di spicco come Rich Rodriguez, il cui sostituto Bill Stewart ha presentato fresche dimissioni a West Virginia, o come Jim Leavitt, cacciato da South Florida oramai due stagioni fa per l’accusa di aver colpito un giocatore, e fino a quel momento unico allenatore della giovane università, che con tanto entusiasmo ha reso competitiva nel giro di pochi anni.

E’ una conference di facce nuove. I Mountaineers conteranno su Dana Holgorsen, che sarebbe dovuto essere il coordinatore offensivo e che si ritroverà tra le mani una squadra comunque preparata a vincere, Pittsburgh ha salutato Dave Wannstedt, tornato in Nfl, per accogliere l’ex Tulsa Todd Graham, mentre programmi di secondo piano come Louisville e Syracuse puntano sulla rinascita data dal vigore portato rispettivamente da Charlie Strong e Doug Marrone.

Complicato quindi predire una conference così soggetta a modifiche, che ha tanti meccanismo da oliare, ma si può sostenere che proprio West Virginia e South Florida siano le università più attrezzate per vincere la conference, con Pittsburgh presa da troppe faccende – anche fuori dal campo – per poter competere.

WEST VIRGINIA MOUNTAINEERS

Geno Smith, quarterback in ascesa

Per una squadra molto ambiziosa come West Virginia l’ultima offseason non è certo stata tra le più calme. La funzione di traghettatore svolta da coach Bill Stewart sarebbe dovuta terminare solamente nel 2012, stagione nella quale gli sarebbe subentrato come stabilito già oggi l’offensive coordinator Dana Holgorsen, che svolgeva quindi il classico ruolo di head coach in waiting.

Stewart, probabilmente frustrato dalla mancanza di fiducia nei suoi confronti nonostante gli alti livelli mantenuti nel dopo Rich Rodriguez (27 vittorie in tre stagioni), avrebbe però apparentemente screditato il suo coordinatore facendo un paio di chiamate a giornalisti di sua conoscenza, informandoli di alcuni episodi non propriamente solari di cui Holgorsen si sarebbe reso protagonista, soprattutto a causa di qualche bicchierino di troppo.

Una volta esploso il bubbone la frattura non si è più ricomposta, Stewart ha deciso di fare i bagagli e salutare la compagnia, ed Holgorsen si è preso il ruolo che gli sarebbe spettato con un anno di anticipo. Inoltre i Mountaineers sono stati sanzionati per aver condotto sessioni di allenamento con i giocatori durante i periodi di offseason non consentiti dal regolamento sia con Stewart che con Rodriguez, peraltro utilizzando del personale assistente non qualificato, auto-imponendosi una sanzione già accettata dalla Ncaa che per due anni li vedrà rinunciare a delle borse di studio e vedrà ridotte le ore di allenamento disponibili.

I cambiamenti offensivi saranno moltissimi e significativi, soprattutto a livello schematico, il che significa che si vivrà un vero e proprio distacco dalla mentalità tutta corse che Rodriguez aveva installato ai tempi di Pat White e Steve Slaton. Lo schema praticato da Holgorsen è difatti la spread offense con cui ha ottenuto eccellenti risultati ad Oklahoma State da coordinator, e la buona notizia è che il quarterback Geno Smith, già autore di una stagione soddisfacente un anno fa, sembra tagliato perfettamente per il timing richiesto dalla nuova situazione come dimostrato dalla sua prestazione nello spring game. Il pacchetto ricevitori propone diverse opzioni: Ryan Nehlen ha ottenuto i gradi di titolare dopo gli allenamenti primaverili ed è probabilmente il più preciso di tutti nel correre le tracce; Tyler Urban ha completato con successo un’apparentemente difficile transizione da tight end con ottime mani a slot receiver; Stedman Bailey, J.D. Woods e Tavon Austin completano un reparto molto profondo e dotato di armi con caratteristiche diverse tra loro, il che rende questo attacco potenzialmente esplosivo.

Il gioco di corse non andrà completamente dimenticato, e c’è già pronta una particolare Diamond Formation che vedrà allinearsi tre running backs in contemporanea nei paraggi del quarterback, lasciando la difesa a rodersi il cervello cercando di capire cosa starà per accadere. Il duo che si occuperà della sostituzione di Noel Devine sarà composto da Vernard Roberts e Trey Johnson, ambedue bravi ricevitori fuori dal backfield. Ci si attendono segni di ripresa dalla linea offensiva, tradizionalmente un punto di forza dei Mountaineers, con i tackles Don Barclay e Jeff Braun impegnati a recuperare da un infortunio alla spalla.

Una delle migliori difese della nazione ha visto lo scadere dell’eleggibilità per ben 7 titolari, il cui rimpiazzo sarà determinante per l’esito della stagione. Lo schema sarà sempre la tipica 3-3-5 di West Virginia con l’esperto Jeff Casteel al coordinamento, tipo di gioco che prevede la presenza in campo di linebackers particolarmente agili negli spazi brevi e lo schieramento di un secondo strong safety o di un cornerback aggiuntivo a seconda delle situazioni. Il defensive end Bruce Irvin viene da una stagione con 14 sacks registrati, una presenza costante nel backfield avversario e tanta considerazione da parte degli scout Nfl, mentre per portare pressione dal mezzo ci sarà il prezioso apporto del tackle Julian Miller. L’importante perdita di Chris Neild, che giocava da nose tackle, potrebbe essere colmata dall’ex junior college Shaq Rowell, di stazza simile al suo predecessore e probabile starter a lungo termine per il fatto di non aver potuto partecipare per motivi accademici alle sessioni di allenamento primaverili.

Altro elemento di spicco proveniente dal junior college sarà il weakside linebacker Josh Francis, velocissimo, il quale ricoprirà un ruolo importante in fase di blitz e sarà chiamato a dare un minimo di esperienza ad un reparto che ha perduto troppi titolari, mentre nel mezzo esordirà Najee Goode, che ha pazientato per tante stagioni nelle retrovie e che ora, da senior, non vede l’ora di piazzare qualche colpo dei suoi passando molto più tempo in campo. Nelle secondarie ritorna il senso dell’anticipo in dote a Keith Tandy, i cui 5 intercetti del 2010 sono stati il miglior risultato di conference, e Pat Miller dovrebbe essere il defensive back designato per prendere il posto di Brandon Hogan. Terence Garvin, il miglior tackler del campionato scorso, sarà il safety con maggiore esperienza di un gruppo poco profondo e con dei punti di domanda a cui rispondere.

West Virginia è passata da diversi cambiamenti negli ultimi anni, ma è stata costantemente capace di giocare ad alti livelli ed infastidire le migliori rivali di conference. L’esplosività dell’attacco potrebbe portare valanghe di punti e distacchi nei punteggi molto larghi a seconda dell’avversario, certo è che le difese meno organizzate potrebbero veramente non trovare una via d’uscita affrontando la nuova Mountain-Air Offense di Dana Holgorsen. I dubbi più forti sono in difesa, dove il ricambio è sensibile ed i nuovi elementi non dovranno far rimpiangere quei veterani che hanno reso il reparto uno dei migliori d’America. Il calendario propone una ghiotta sfida contro Lsu che potrebbe influire positivamente sul ranking, con le due sfide decisive lasciate alla fine della regular season, quando in turni consecutivi andranno affrontate Pittsburgh e South Florida.

SOUTH FLORIDA BULLS

B.J. Daniels può essere uno dei migliori registi della Big East

Secondo anno al timone per coach Skip Holtz, che nella primavera appena passata ha certamente trovato una situazione di migliore conoscenza del roster a disposizione rispetto ad un anno fa, quando sia per lui che per i giocatori le circostanze erano del tutto nuove. L’allenatore è riuscito con successo a proseguire il lavoro di alto livello svolto da Jim Leavitt, colui che aveva portato ad esposizione nazionale questo programma partendo letteralmente dal nulla, dando continuità alla striscia consecutiva di stagioni chiuse con un bilancio vincente attualmente giunta a quota 6.

Ora, per quanto sia giovane l’università, non vuol dire che manchi l’ambizione di ottenere qualcosa di veramente importante, traguardo a cui Leavitt è sempre andato vicino senza mai ottenere quel qualcosina in più, ed ora l’obbiettivo dichiarato di Holtz è quello di ottenere il primo titolo Big East della storia di South Florida. Per riuscire nell’intento dovranno certamente aumentare le vittorie ottenute all’interno della conference, il vero problema dei Bulls, che sono invece riusciti ad ottenere successi di prestigio contro Miami e Florida State nel nuovo calendario di rivalry interno alla Florida, oltre alla recente affermazione contro Clemson nel Meineke Car Care Bowl.

Proprio per quanto appena riportato ci si attende una stagione mentalmente più matura da parte del quarterback B.J. Daniels, un regista molto mobile e versatile che deve lavorare molto sui turnovers commessi, pesanti soprattutto perché giungono inaspettati in momenti caldi delle partite dove si rischia di condizionare lo sforzo di tutta la squadra. Daniels è un giocatore più che adeguato per questo livello di competizione e sa essere produttivo, viene da una gara (il Bowl appena citato) dove ha disputato un’eccellente prestazione completando il 74% dei passaggi, ed entra nella prospettiva del nuovo campionato con una fiducia sicuramente rinnovata. Uno dei potenziali problemi potrebbe essere quello di trovargli altri bersagli validi, in quanto nel 2010 è stata sviluppata una certa tendenza nel cercare solo ed unicamente le ricezioni di Dontavia Bogan, che ha però terminato la sua carriera al college, e quindi sarà di certo aiuto il fatto che sia A.J. Love che Sterling Griffin rientreranno in forma dai rispettivi infortuni.

Il nuovo running back titolare sarà Demetrius Murray, ragazzo che ha corso per oltre 500 yards nel suo anno da sophomore con un utilizzo limitato, le cui caratteristiche atletiche ed esplosive bene si adattano con la potenza di Darrell Scott, un transfer da Colorado che ha perso il canonico anno agonistico per il cambio di college. La linea offensiva ha perso tre titolari dello scorso anno.

La difesa ritrova prospettive a lungo termine potendo contare su elementi giovani, uno su tutti il linebacker DeDe Lattimore, che nel 2010 è partito titolare da redshirt freshman in tutte le gare eccetto una ottenendo 6.5 placcaggi per perdite di yards. Accanto a lui, che ha recentemente vissuto lo spostamento da middle a weakside, giocherà un Sam Barrington autore di 65 placcaggi, mentre l’ultimo posto disponibile dato il passaggio di Armando Sanchez a fullback potrebbe essere di Mike Jeune, proveniente dall’Indipendence Community College nel Kansas, dov’è stato fondamentale per l’insperata qualificazione ai playoffs ottenuta dall’università.

La linea difensiva vedrà sicuramente l’aumentare del numero degli snap per il tackle Ryne Giddins, specialmente dopo l’ottimo lavoro svolto nella scorsa stagione partendo dalla panchina con 3.5 sacks. Nel medesimo ruolo, in futuro, potrebbe emergere Elkino Watson, soffiato ai rivali statali di Miami all’ultimo minuto, il che non esclude un suo utilizzo da true freshman. I Bulls possono inoltre disporre di una delle migliori secondarie della Big East potendo schierare elementi d’esperienza come il cornerback Quenton Washington e confermando la coppia di safety del 2010, Jerrell Young e John Lejiste.

Può essere una grande stagione quella che si sta prospettando davanti a South Florida, che vuole emergere con decisione nel panorama nazionale e proprio per questo nelle ultime stagioni ha saggiamente deciso di aumentare il livello di competitività delle proprie avversarie al di fuori della conference. Non basta il 3-4 con cui i Bulls hanno però terminato gli scontri diretti in Big East, per puntare alla vittoria del raggruppamento ed alla partecipazione tanto agognata ad un Bowl di prestigio è necessario trovare la giusta continuità, soprattutto mentale, specialmente ritrovandosi in una conference dove il livello del talento è bene amalgamato, e dove di conseguenza regna sovrano un certo tipo di equilibrio, che non fornisce indicazioni di netta superiorità di una favorita rispetto ad un’altra.

PITTSBURGH PANTHERS

Tino Sunseri deve adattarsi ad un nuovo sistema offensivo

L’università di Pittsburgh avrebbe desiderato comparire nei titoli dei giornali per celebrare un titolo della Big East, obbiettivo mancato nel 2010 nonostante i favori dei pronostici, ma la stampa, non dovendo festeggiare trofei, ha preferito concentrarsi sui problemi dei giocatori dei Panthers fuori dal campo.

Nonostante l’ex coach Dave Wannstedt, oggi coordinatore della difesa dei Buffalo Bills, abbia decisamente posto enfasi sul fatto che ogni suo recruit sia stato esaminato ed intervistato attentamente ciò non ha impedito di ritrovarsi in cima alla lista con ben 22 arresti in 6 anni, peggior statistica per un’appartenente alla Top 25.

La girandola di eventi che ne è conseguita ha portato Wannstedt ad interrompere un sodalizio che doveva portare Pittsburgh al dominio della conference per molti anni, lasciando spazio a coach Todd Graham. Il quale proviene da Tulsa, dove ha letteralmente reso esplosivo uno dei migliori attacchi della Conference Usa, e porta con sé interessanti legami passati alla Big East, essendo stato a suo tempo parte dello staff di Rich Rodriguez a West Virginia, quando i Mountaineers dominavano grazie ad un reparto offensivo dominante.

La grande trasformazione parte proprio dall’attacco, che vivrà l’installazione di un nuovo attacco votato alla spread sostituendo definitivamente la pro-style offense incentrata sulla gestione del cronometro attraverso un uso massiccio delle corse. Potrebbe essere una rivoluzione corretta vista l’assenza di Dion Lewis, la cui partenza per la Nfl toglie un running back di grandi numeri seppure avesse vissuto un drastico calo statistico nel 2010, anche se uno dei grandi punti di domanda sarà rappresentato dalla sostituzione di Jonathan Baldwin, un ricevitore fisico, alto, idoneo per le grandi giocate. La seconda questione riguarda Tino Sunseri, quarterback che ha giocato bene nel sistema offensivo precedente e che dovrà dimostrare di aver imparato in fretta il nuovo playbook, dove la precisione ed il timing con i ricevitori contano più di tutto il resto.

Per questo anche il wide receiver Mike Shanahan dovrà eseguire un ulteriore passo avanti: il suo contributo è spesso stato fondamentale per muovere le catene, ma con l’assenza di Baldwin è chiamato a produrre molto di più del solo touchdown segnato l’anno scorso. Ray Graham prenderà invece il posto di Dion Lewis e sembra pronto per il lancio definitivo, avendo egli prodotto quasi 1.000 yards pur in condivisione di portate, mentre un aspetto rilevante sarà l’assenza del fullback tipico dell’era Wannstedt dalle formazioni basilari dato che la spread non lo prevede.

La difesa ha perso sette titolari, le cui assenze saranno dure da rilevare. Ambedue i defensive ends titolari, Jabaal Sheard e Greg Romerus, hanno preso la strada del professionismo togliendo i due maggiori portatori di pressione, la chiave sarà quindi la stagione di Brandon Lindsey, ragazzo capace di registrare 10 sacks in sostituzione di Romerus quando questi si è infortunato.

I Panthers sperano che il cornerback Buddy Jackson possa finalmente riuscire a stare lontano dagli infortuni in quanto il suo talento e la sua velocità possono garantire un elemento di spicco per le secondarie, che già contano sulle credenziali di un buon elemento quale Jared Holley, senza contare che Jackson ed i suoi 4.4 secondi sulle 40 yards potrebbero dare un significativo appoggio ai ritorni di calci. Le secondarie saranno fondamentali per il buon esito della pass rush aggressiva che Graham intende mantenere, più i ricevitori resteranno marcati e maggiore tempo avranno i blitzers di effettuare le giocate che contano.

Nonostante una offseason a dir poco tumultuosa i Panthers hanno grandi progetti, ed intendono cancellare dalla memoria dei loro tifosi quell’8-5 rimediato un anno fa, quando avrebbero invece dovuto cancellare dal campo ogni avversario e giocarsi un Bowl importante. Graham dovrà dimostrare di essere la scelta giusta per le aspirazioni del college, che si è preso una bella responsabilità nel licenziamento immediato di Mike Haywood, che sarebbe dovuto essere il vero successore di Wannstedt ed è finito sulla graticola a pochi giorni dalla sua assunzione a causa di uno spiacevole episodio di violenza domestica. Graham ha promesso un attacco esplosivo, che metterà in difficoltà ogni difesa avversaria. I fans attendono di vedere la promessa mantenuta con trepidazione. Il calendario, tuttavia, è un po’ troppo scarno per quanto riguarda la credibilità Bcs dei Panthers, ma vincere la conference sarebbe comunque un deciso passo in avanti.

SYRACUSE ORANGE

Doug Marrone ha rivoluzionato la cultura perdente di Syracuse

Dopo anni di risultati di basso rilievo sembra che il cambiamento culturale instaurato da Doug Marronestia cominciando a far maturare i suoi frutti, ed a togliere quell’alone perdente che aveva circondato il campus per troppo tempo. L’intenzione è di ritornare al passato, come quando le cose funzionavano ed il programma era rispettabile, e Marrone ha cominciato tornando a reclutare in maniera metodica soprattutto nell’area di New York, dove un tempo Syracuse non temeva rivali.

Oggi invece bisogna sempre fare i conti con i ripensamenti dell’ultimo momento, fatto puntualmente ripetutosi anche stavolta, con la conseguenza che quattro o cinque ragazzi di un certo spessore hanno voltato le spalle all’originaria promessa di recruitment, convinti dai rappresentanti delle università più forti.

Ne è risultata una classe come di consueto colma di elementi quotati con le due o le tre stelle, nulla di più, ma dotata di molto equilibrio dato che il numero di atleti offensivi ha sostanzialmente pareggiato quello difensivo con il risultato di fornire molta profondità in diversi settori, pur non aspettandosi un impatto di chissà quale tipo da nessuno per quanto riguarda i tempi immediati. Marrone sa fin troppo bene di non potersi permettere le tanto celebrate superstars che escono ogni anno dalla high school, destinate alle conference più forti, ma è ben consapevole dei risultati positivi che può ottenere plasmando con pazienza un gruppo che riesca a sacrificarsi per il compagno, che riesca a far altruisticamente parte di una squadra che rema tutta nella stessa direzione.

In attacco sembrerebbero esserci più certezze, la cabina di regia sarà affidata a Ryan Nassib, starter già l’anno passato, che non dovrebbe avere grossi problemi ad evitare la concorrenza dei freshmen giunti al campus. Sarà l’occasione della vita invece per Antwon Bailey, running back che ha passato le tre stagioni precedenti a questa a fare da backup e che ora, grazie al termine della carriera collegiale di Delone Carter, può avere il posto da titolare che si è guadagnato restando sempre a servizio, nelle retrovie, senza mai infastidire nessuno.

L’esperienza di Bailey, senior, sarà preziosa per il nuovo arrivo Adonis Ameen-Moore, il corridore del futuro, ragazzo proveniente dal Colorado che si è fatto un gran bel nome nell’area di Denver essendo stato nominato giocatore offensivo dell’anno a livello statale. Tra i ricevitori potrà finalmente esordire Jarrod West, che ha perso tutto il suo primo anno per un infortunio al piede, al quale si aggiunge il senior Marcus Sales, venuto fuori nel finale della scorsa stagione ed atteso alla conferma di quanto di buono fatto vedere in quella circostanza.

In difesa i punti di domanda sono tantini. Linebackers e linea difensiva non propongono una sufficiente profondità di roster, e le assenze di chi si è laureato come i linebackers Doug Hogue e Derrell Smith si faranno senza dubbio sentire. Ci si attende parecchio dall’esordio del defensive end Deon Goggins, rimasto in attesa per il canonico anno da redshirt e pronto a far vedere di cosa è capace, ma il vero punto di forza del reparto è dato dalla coppia di safety costituita da Shamarko e Philip Thomas, stesso cognome ma nessuna parentela, i quali giocheranno assieme per la terza stagione consecutiva da titolari e possono quindi contare su un’intesa come poche e su statistiche che li vedono in cima alle graduatorie di squadra in termini di placcaggi effettuati.

Gli Orange hanno terminato a quota 8-5 nella conference nel 2010, solamente con una vittoria in meno rispetto alla capolista, segno dell’equilibrio regnante nella Big East. Ripetere tale impresa sarebbe già molto buono per una squadra che ha vissuto nella miseria per lunghi anni, a patto di riuscire a fare lo sgambetto a qualche concorrente diretta proprio come successe l’anno scorso con West Virginia e South Florida. Si parte in casa contro Wake Forest per una sfida non proibitiva, quindi arriva Usc per la terza di campionato e tutta la seconda parte del cammino sarà incentrata sulle fatiche interne al raggruppamento. Da lì verranno determinate molte cose, ma di sicuro questa non è più un’università buona solo per tre o quattro vittorie l’anno ed un ultimo posto garantito. Non da quando Marrone ha preso le redini del programma.

LOUISVILLE CARDINALS

Scommettiamo che Charlie Strong non è così sorridente quando conduce un allenamento...

Anno secondo nella fase ricostruttiva con Charlie Stronga capo, ed apparenti buone notizie per i Cardinals, la cui recente recruiting class è stata giudicata come la migliore della Big East. L’influenza di Strong si sente eccome, l’ex defensive coordinator dei Gators ha difatti estirpato diverso talento proprio andandoselo a cercare in Florida, dalla quale ha fatto firmare lettere d’intenti a ben 13 dei 20 nuovi ragazzi.

Il rispetto guadagnato in Florida da Strong non ci ha messo molto a traferirsi dalle parti del pollo fritto, il suo curriculum parla molto chiaro e racconta di una squadra presa in piena crisi dopo un’assenza di ben tre anni dalla post-season, e portata ad un Bowl con la chicca della nomina di coach dell’anno della conference. Le fondamenta sono ben gettate, ora è necessario costruirci sopra.

L’attacco dovrà passare da un maquillage non indifferente, data l’assenza del running back/playmaker Bilal Powell, del wide receiver Doug Beamont, e dei quarterbacks Adam Froman e Justin Burke. La battaglia per il posto in regia passerà dal braccio di Teddy Bridgewater, ragazzo di Miami riuscito ad arruolarsi per il semestre primaverile e quindi in grado di scendere in campo nello Spring Game. Se Strong dovesse vedere affidabilità e mentalità forte potrebbe addirittura decidere di partire con lui, un true freshman, ma ci sarà comunque competizione data dalla presenza di Will Stein, originariamente un walk-on. Lo staff gradirebbe vedere fondamentali migliori nei ruoli più delicati, e da questo punto di vista il centro Mario Benavides non difetta, essendosi distinto da sophomore tra i migliori offensive linemen della Big East. Il backfield vedrà maggiori spazi per Jeremy Wright, subentrato a Powell per infortunio e protagonista indiscusso del Beef O’Brady Bowl del quale è stato nominato Mvp, mentre Josh Bellamy sarà il wide receiver più cercato essendo stato il miglior scorer di posizione del 2010.

Per colmare le perdite in difesa si sono registrati un paio di arrivi interessanti e rocamboleschi, nel senso che il defensive end Bryant Dubose è stato letteralmente strappato ai Miami Hurricanes che hanno così perso uno dei migliori uomini di linea freschi di diploma, mentre il linebacker Brandon Golson avrebbe dovuto giocare a South Carolina salvo ripensarci, iscriversi a Louisville per il semestre primaverile, ed essere così eleggibile per la prossima stagione. Il leader del gruppo resta comunque il safety Hakeem Smith, solamente un sophomore, ragazzo di altissime potenzialità e dotato di leadership. La profondità del roster è una delle peculiarità della linea difensiva, composta dagli ends B.J. Butler e Greg Scruggs, ex tackle, mentre in mezzo ci sono tre ragazzi in competizione per due posti, con Randy Salmon tra i favoriti per giocare da titolare. Daniel Brown è nettamente il linebacker più forte del gruppo, e lo staff continuerà ad utilizzarlo come arma versatile, capace di portare pressione dall’esterno, difendere le corse, e restare in campo contro i passaggi dichiarati.

Strong ha dichiarato con decisione di attendersi un altro passo in avanti, ha preso in mano il programma di football con idee chiare, grinta da vendere e fermezza sulle modalità operative, creando un gruppo coeso di ragazzi aventi come obbiettivo comune solo la vittoria. Vista la concorrenza non sarà una passeggiata, ma i Cardinals possono dire con tranquillità di essere tornati a ricoprire un ruolo rilevante all’interno della loro conference.

CINCINNATI BEARCATS

Il running back Isaiah Pead è il punto di forza dell'attacco

Il cambio di regime vissuto dai Bearcats non poteva che far scaturire un periodo di transizione, puntualmente coinciso con il primo record perdente (4-8) da diverso tempo a questa parte, dopo aver recentemente conquistato un paio di titoli della Big East ed una prestigiosa partecipazione all’Orange Bowl. Coach Butch Jonessarà tuttavia in grado di lavorare meglio, avendo avuto l’intero 2010 per familiarizzare con l’ambiente, conoscere i giocatori e provare gli schemi, ed ottenere quindi una presumibile risalita verso l’alto ottenendo risultati ben diversi da quelli che lui stesso non ha esitato a definire inaccettabili per l’università di Cincinnati.

Il lavoro che durante la primavera ha richiesto la maggior concentrazione è stato senza dubbio l’aggiustamento difensivo generale che il coaching staff ha dovuto attuare, dovendo fare i conti con delle statistiche assolutamente infelici che hanno raccontato di un reparto che esegue pochissimi big plays, che nel prossimo campionato potrà altresì beneficiare del ritorno di tutti ed 11 i titolari ottenendo indubbi vantaggi per quanto concerne il fattore esperienza.

Il settore difensivo ha terminato come ultimo di conference sotto quasi tutti gli aspetti statistici, saltano in particolar modo all’occhio i soli 14 turnovers recuperati ed il misero 32% di successo contro gli attacchi avversari in seguito ad una palla persa dal propri reparto offensivo, il che significa, in soldoni, che quando i Cats commettono un turnover spesso e volentieri subiscono una meta o un field goal come conseguenza. Per questo motivo Jones ha dichiarato di voler lavorare soprattutto sulla durezza mentale dei propri giocatori, evidentemente troppo spesso abbattuti moralmente per gli errori commessi dall’attacco.

La difesa vedrà il rientro ai propri posti di una buonissima coppia di linebackers, Maalik Bomar e J.K. Shaffer, due leaders emersi nel corso del 2010, mentre il ruolo ibrido che il junior Walter Stewart usava vestire, quello di end/linebacker, sarà soppresso a favore di un utilizzo completo da defensive end tradizionale. Le secondarie recupereranno il cornerback Dominique Battle, che nello scorso settembre si infortunò gravemente al ginocchio dovendo saltare il resto del campionato.

In attacco sembrerebbero esserci meno problemi, turnovers a parte, in quanto le potenzialità per fornire dinamite esplosiva ci sono tutte. Ritorna per l’ultimo anno di eleggibilità il quarterback Zach Collaros, l’eroe che due anni fa contribuì alla cavalcata perfetta dei Cats salvando la squadra dall’infortunio di Tony Pike, ma che l’anno passato ha avuto diverse difficoltà portando il suo ruolo da sorpresa a titolare fisso, finendo per disputare un anno al di sotto delle aspettative. Ciò non significa che Collaros non possegga le qualità per fare male alle difese altrui, e che il ragazzo non abbia le qualità per essere uno dei giocatori più spettacolari della conference, in quanto sa bene come districarsi da situazioni pericolose e può far muovere le gambe improvvisando sugli schemi rotti.

Gli farà da contraltare Isaiah Pead, running back dalle aspettative molto alte, che potrebbe essere coadiuvato saltuariamente dal neo-recruit Jameel Poteat, tra i primi 15 del ruolo in uscita dalla high school. La linea offensiva sarà soggetta ad approfonditi scrutini dopo aver concesso una media di 5 sacks a partita nelle prime tre esibizioni dello scorso campionato.

Il calendario di Cincinnati è impegnativo e può offrire quindi una motivazione in più per tentare di dare risalto ad un istantaneo miglioramento delle 4 vittorie del 2010, oltre alle classiche sfide contro la Big East ci saranno da affrontare Tennessee e North Carolina State. Sfide che non fanno certo paura a Jones, il quale sa che queste rappresentano un’opportunità, non un ostacolo.

CONNECTICUT HUSKIES

Paul Pasqualoni, ex Syracuse, è il nuovo head coach a UConn

Gli Huskies potrebbero essere benissimo presi quale esempio per le enormi contraddizioni di cui vive il college football. Dopo una cavalcata leggendaria del 2010 da parte di un programma per mai, dal suo approdo alla massima serie del football universitario, era arrivata così in alto, ecco il puntuale abbandono dal parte dell’head coach prima di disputare il Bowl più importante della storia dell’ateneo, ed ecco altrettanto puntuale pervenire una sconfitta la cui natura va interpretata anche nell’improvvisa mancanza di motivazioni e da un senso di tradimento ed abbandono che i giocatori sono legittimati a provare in tali situazioni.

Questo è un po’ quanto accaduto nell’ultimo anno di Randy Edsall a UConn, università che ha raggiunto il suo picco massimo di sempre grazie alla partecipazione allo scorso Fiesta Bowl e che ha visto il suo head coach salutare tutti per Maryland quando ancora la squadra era in preparazione per la partita, scostumata tradizione che ogni anno tocca sempre a qualcuno e sulla quale la Ncaa dovrebbe intervenire.

Il suo sostituto è Paul Pasqualoni, uno che di Big East ne sa essendo stato in passato a Syracuse, il quale avrà il compito di riuscire laddove Edsall era a dir poco eccelso, ovvero nel reclutare giocatori di basso profilo dalla high school e farli rendere molto più di quelle stelline utilizzate da Scout.com e Rivals per etichettare i neo-collegiali. Il recruiting di Pasqualoni è stato giudicato come uno dei peggiori di conference per via del basso numero di ragazzi arrivati in ateneo, tuttavia solo uno dei commitments si è ritirato in seguito alle dimissioni di Edsall, e questo è già di per sé un buonissimo risultato.

C’è molto lavoro ancora da svolgere da ambo le parti del campo. Sul fronte offensivo ci saranno nuovi coordinatori e quindi nuovi sistemi e terminologie per chiamare i giochi, inoltre il pericolo numero uno del backfield, Jordan Todman, ha tentato la fortuna in Nfl con un anno di anticipo ed è stato scelto da San Diego. Ciò significa che l’attacco riparte presumibilmente da Robbie Frey, che veniva subito dopo in ordine di depth chart, dando quindi al reparto offensivo un giocatore esplosivo a livello di velocità pura, pur con qualche dubbio sul fatto che possa sobbarcarsi tutte le portate. Ad aggravare la situazione c’è la sospensione a tempo indeterminato dal roster di Lyle McCombs, che avrebbe fatto comodo, ma che si è fatto beccare con della marijuana in suo possesso. In cabina di regia ci si affiderà alla poca esperienza di Michael Box, che non dovrebbe patire sofferenze nel battere la concorrenza a roster e che dovrà velocizzare il processo di digestione del nuovo playbook. Una linea offensiva con tanti punti di domanda dati dalle partenze per fine eleggibilità è chiamata a dargli una grossa mano.

In difesa le perdite sono ingenti soprattutto tra i linebackers, dove hanno terminato il college sia Scott Lutrus che Greg Lloyd, con la conseguenza che il gruppo dovrà essere testato interamente senza il beneficio di punti fermi, con il solo Sio Moore a portare un minimo di esperienza. In trincea si registra l’utile ritorno del defensive tackle Kendall Reyes, che ha saggiamente deciso di giocare la sua annata da senior per tornare a seminare il panico nei backfield avversari. Le secondarie saranno ancorate ancora a Blidi Wreh-Wilson, cresciuto tantissimo in questi due anni e con ancora disponibili un paio d’anni di eleggibilità per affermarsi definitivamente.

Non sarà un anno facile per Pasqualoni, che deve affrontare diverse pressioni esterne. La sua assunzione è persino stata messa in discussione dal principale sostenitore finanziario dell’università, tale Robert G. Burton, che ha ritirato qualcosa come 3 milioni di dollari per non essere stato coinvolto nel processo di selezione del nuovo head coach. Potrebbe essere una buona spinta per la squadra, per far vedere che vale di più di ciò che si pensa, abitudine che a Connecticut conoscono fin troppo bene.

RUTGERS SCARLET KNIGHTS

Davon Huggins, running back che potrebbe avere impatto già da true freshman

L’alone grigio che si è addensato sui cieli di Rutgers è di difficile interpretazione, per quanto facile sia invece la sua spiegazione. Reduce da una stagione di basso livello (4-8) l’università ha visto ben tre elementi usciti dalla high school fare marcia indietro, ma nonostante tutto gli Scarlet Knights sono riusciti a tenersi stretti uno dei migliori prospetti locali che mai abbiano da loro accettato una borsa di studio, ovvero il running back Savon Huggins, che ha già scomodato diversi paragoni con un illustre ex alunno, Ray Rice. Coach Greg Schiano è sorprendentemente riuscito ad accaparrarsi forse la migliore recruiting class di sempre, comprensiva dell’uomo di linea offensiva Kaleb Johnson, estirpato dalla preziosa area di Miami, ed il quarterback Gary Nova, che non dovrebbe attendere molto per il suo ingresso in campo dal momento che Schiano non è nuovo a far esordire freshmen veri in cabina di regia.

L’attacco vivrà numerose e profonde trasformazioni vista la presenza di un nuovo coordinatore. Frank Cignetti arriva dritto dai rivali di Pittsburgh, dove dirigeva un attacco con il quarterback perennemente vicino al centro ed una situazione che privilegiava le corse, molto vicina quindi ad un attacco professionistico. Il quarterback titolare dovrebbe essere Chas Dodd, che come detto in precedenza dovrà guardarsi le spalle da Nova, e dovrà giocare dietro una linea offensiva che conta molto sui nuovi arrivi avendo concesso di tutto e di più sia in termini di pressione esterna che in penetrazione nel backfield, con statistiche che hanno influito negativamente nelle prestazioni complessive dell’attacco.

Oltre al fresco arruolamento del già citato Johnson la novità più succulenta per la linea potrebbe essere il centro Dallas Hendrikson, giunto nel New Jersey da un junior college e netto favorito per il ruolo di starter. Nei piani dello staff l’arma da big play doveva già essere il wide receiver Mohamed Sanu, che dovrà essere più coinvolto (infortuni permettendo) ed utilizzato in maniera più consona che non nella Wildcat dello scorso anno, mentre si attende un passo in avanti dal tight end D.C. Jefferson, ragazzo che potrebbe ritagliarsi un ruolo importante avendo facilità nel muoversi e che quindi potrebbe vedere aumentato il numero di giochi con lui quale ricevitore designato. Ci si attende molto da Mark Harrison, ricevitore di punta dello scorso anno che ha totalizzato 9 mete con 44 ricezioni per 829 yards, già in lista pre-stagionale per il prestigioso Biletnikoff Award.

La difesa ha perso per strada diversi pezzi, la stellina potrebbe essere Manny Abreu, linebacker giunto a suo tempo dalla high school con molta pubblicità addosso, e per questo attorniato da aspettative molto alte che non ha ancora del tutto rispettato. Per lui si sta pensando ad un nuovo ruolo, quello di defensive end. Le secondarie sono da reinventare dovendo sostituire ambedue i corners titolari del 2010, visto il termine dell’eleggibilità di Brandon Bing e lo spostamento a safety di David Rowe; i due posti di starter sono oggetto di contesa tra cinque giocatori, tra i quali figurano due ex attaccanti quali il wide receiver Mason Robinson ed il running back Jordan Thomas, spostati per evidenti necessità di rimpinzare il settore.

Grandi manovre pure tra i linebackers, dove il posto di Abreu dovrebbe essere proprietà di Steve Beuharnais, che giocava in mezzo, mentre per Kasheem Green ci sarà un probabile periodo di adattamento, giungendo questi dal ruolo di strong safety. La linea difensiva arriva da un campionato nel quale è stata la peggiore statisticamente nel portare pressione al quarterback, parte delle ragioni per cui si è pensato ad uno spostamento di Abreu sul fronte, c’è tanta inesperienza e molto da provare, con la sola eccezione del nose tackle Scott Vallone, giocatore di valore per quel ruolo.

La squadra si presenterà ad inizio campionato con molti ruoli da testare, ed è probabilmente questo il motivo per cui il calendario iniziale propone due gare particolarmente abbordabili contro North Carolina Central ed Ohio, inframmezzate dal difficoltoso incontro con North Carolina per un calendario extra- conference che vedrà impegnati i Knights anche contro Navy ed Army.

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