Nonostante il draft alle porte, che consuma buona parte del tempo a disposizione degli addetti ai lavori, in queste ore si susseguono voci riguardati trade, alcune delle quali andranno in porto, e altre rimarranno nel campo delle mere suggestioni.
Sono ipotesi quasi sempre legate a doppio filo al draft, come quella che voleva i Clippers intenti a sondare il terreno con i Phoenix Suns, cui sarebbe stata proposto DeAndre Jordan in cambio di Tyson Chandler e la quarta chiamata al draft del 22 giugno. Phoenix, comprensibilmente, avrebbe risposto con un secco nyet.
Abbiamo visto scambi più sbilanciati, perché, in fondo, i Suns ricaverebbero uno straordinario rim-protector e rimbalzista nel fiore degli anni, ma i ragazzi di coach Earl Watson sono lontanissimi dal poter competere; meglio allora tenersi Chandler, che non è più quello capace di vincere un titolo accanto a Dirk Nowitzki, ma resta un eccellente giocatore, oltre alla prospettiva di aggiungere altro talento giovane (Jayson Tatum?) con una scelta di vertice.
Lo scambio è più intrigante se osservato dal punto di vista di Los Angeles, data da tempo in via di smobilitazione, con le imminenti fughe di Chris Paul e Blake Griffin (staremo a vedere…); Doc Rivers e il suo GM Dave Wohl avrebbero ottenuto un veterano affidabile e un giovane talento da inserire in un roster perennemente “corto” (sono la squadra più anziana della NBA, e non hanno scelte al prossimo draft), e tutelandosi al contempo, se davvero Griffin e Paul abbandoneranno la città degli angeli.
Pare sia priva di fondamento la voce che dava i New York Knicks intenti a cercare uno scambio per la loro giovane stella, Kristaps Porzingis. Il lettone, che ha saltato l’incontro di fine stagione con il club, è stato chiesto da alcune squadre, ma, fino a questo momento, Phil Jackson ha sempre risposto picche, mentre pare che lo Zen Master sia alla ricerca di qualcuno disposto ad accollarsi il contratto di Joakim Noah.
È invece reale, e attende conferme ufficiali (se non vogliamo considerare tale il tweet d’addio di Jeremy Lin!), l’accordo tra Brooklyn Nets e Los Angeles Lakers, che vedrà D’Angelo Russell e Timofey Mozgov (coi suoi tre anni di principesco contratto…) spostarsi sulla costa occidentale, in cambio di Brook Lopez e della scelta numero 27, che si assomma alla 28, già in loro possesso, e alla seconda chiamata assoluta.
Inutile girarci intorno, non è una grande trade per i Nets, ma è il meglio che si poteva fare, stante la situazione (poche scelte, nessuna di lottery, e un roster povero di talento). Mozgov è un bel mattone da gestire (sono oltre 50 milioni da qui al 2020) ma Brooklyn ha una flessibilità salariale tale da poterselo permettere, mentre D’Angelo Russell, per quanto disfunzionale, è un cestista di talento, e chissà che non trovi nuovi stimoli in un ambiente con meno pressioni rispetto a quello di El Segundo.
Con questo scambio Rob Pelinka mette una toppa ad alcuni disastri lasciati dalla precedente gestione, quella di Jim Buss e Kupchak; D’Angelo Russell è stato la seconda scelta del 2015, ma non è la stella attorno alla quale costruire (più per motivi caratteriali che tecnici). Lopez è il terzo centro in altrettanti anni ad alternarsi sotto i canestri dello Staples Center, non è un buon rimbalzista, ma è certamente migliore dei suoi due predecessori (Roy Hibbert e Timo Mozgov, entrambi disastrosi) ed è in scadenza contrattuale, liberando così ulteriore spazio salariale per la prossima estate, quando, in linea teorica, sarà disponibile Paul George.
Già, Paul George. I Pacers sono al centro di innumerevoli trame di mercato, da quella (già raccontata, e un po’ sorprendente, perché normalmente le contender non “noleggiano” i giocatori, ma a Cleveland sanno di dover cogliere l’attimo, perché tra 12 mesi LBJ potrebbe nuovamente cambiare indirizzo) che li vorrebbe in procinto di scambiare la loro stella con Kevin Love (i Cavs stanno operando con il loro GM, David Griffin, in scadenza di contratto il 30 giugno, e con Koby Altman a fungere da supplente), a mille altre voci che si rincorrono nell’etere.
Se davvero l’ala da Palmdale cambierà indirizzo di residenza, è assai probabile che lo scambio avrà luogo tra oggi e domani (in ogni caso, prima del draft) con le piste più accreditate che conducono a Washington, alle due squadre di Los Angeles, e anche ai Rockets di Daryl Morey (che stanno “shoppando” Patrick Beverley).
I Los Angeles Lakers sanno di potersi prendere Paul George tra un anno, ma preferirebbero portarlo a L.A fin d’ora, a patto di non svenarsi. Brandon Ingram e la seconda scelta assoluta restano inamovibili, e così Pelinka e Johnson offrono un pacchetto comprendente uno tra Julius Randle e Jordan Clarkson, oltre alle loro chiamate di fine primo giro (la 27 e la 28). Non è poco, ma Indiana e il suo GM, Kevin Pritchard, vorrebbero massimizzare la cessione, magari con quella seconda selezione assoluta che L.A. si tiene stretta, e per questo motivo, lo scambio sembra giunto ad un’impasse.
Un altro pezzo da novanta in procinto di muoversi potrebbe essere il riluttante Jimmy Butler, che però ha informato gli attivissimi Cavs di voler restare in Illinois, a dispetto di una situazione di roster e di spogliatoio men che idilliaca.
Per giunta i Chicago Bulls, che lo stanno offrendo in giro, chiedono in cambio un pacchetto ricco di scelte e giocatori con i quali ricostruire. CJ McCollum, ritrovatosi improvvisamente al centro di voci che lo davano per partente (direzione Detroit, in cambio di Andre Drummond) pare destinato a rimanere in Oregon, alla corte di Neil Olshey, che lo ritiene incedibile, non foss’altro per far dispetto a John Calzano, giornalista dell’Oregonian che per primo ha buttato l’amo, e con il quale i Blazers hanno rapporti piuttosto tesi!
Intanto, gli Atlanta Hawks di Mike Budenholzer hanno scaricato Dwight Howard, a meno di un anno dal suo “ritorno a casa”. Il centrone di Atlanta è stato spedito in North Carolina (assieme alla 41esima pick), alla corte di Michael Jordan e Steve Clifford, in cambio di Miles Plumlee e Marco Belinelli (oltre alla 31esima scelta), due ragazzi che, con tutto l’affetto possibile, non sono la classica contropartita per la quale si scambia la stella firmata appena un anno prima.
Charlotte sta cercando un lungo per ancorare la propria difesa, mentre Atlanta guadagna flessibilità e scarica un centro poco funzionale in un basket di spaziature e da sempre piuttosto complicato da gestire lontano dal campo (ce ne si sarebbe potuti accorgere prima, ma in fondo, gli Hawks dovevano riempire la casella lasciata sguarnita da Al Horford), tra bambinate e atteggiamenti da prima donna che mal si attagliano ad un big man discontinuo e di scarsissima utilità offensiva.
Seguo la NBA dal lontano 1997, quando rimasi stregato dalla narrazione di Tranquillo & Buffa, e poi dall’ASB di Limardi e Gotta.
Una volta mi chiesero: “Ma come fai a saperne così tante?” Un amico rispose per me: “Se le inventa”.
Liberarsi di D.Howard mi sembra sempre un affare! Ad inizio carriera poteva anche essere buono: tanti centimetri ed atletismo lo ponevano fra i centri più interessanti della Lega, ma dopo Orlando si è dimostrato per quello che è: un pacco(o poco sopra..): in attacco ha 2 movimenti, in difesa è imbarazzante e pessimo(al massimo fa le stoppate, ma ci mancherebbe altro che non stoppasse), tira i liberi in maniera scandalosa e si crede una superStar con tutto ciò che ne consegue, ATL a mandarlo via ha fatto un affare. Belinelli cambia di nuovo squadra? Una novità! MB a mio parere è l’italiano più americano di tutti, quello che ha dimostrato di aver appreso lo stile-NBA più velocemente e con più approfondimento di tutti, anche i numerosi cambi di casacca che hanno caratterizzato la sua avventura nella Lega dimostrano ciò: lui si è sempre comportato da professionista, giocando sempre a ottimi livelli e ambientandosi in fretta nei nuovi team. Ciò gli ha garantito di essere riconosciuto come giocatore che gode di buona reputazione e di trovare così contratti in un ruolo che è il più ricco di alternative nella NBA. Bravo!