Nel bene e nel male, ha sempre lui in mano le sorti della serie...

Nel bene e nel male, ha sempre lui in mano le sorti della serie…

Nella precedente “pagina” di taccuino, relativa a Gara 2, avevamo individuato tre note positive, pur nella sconfitta, per gli Spurs: il -10 non esiziale di inizio ultimo quarto,  i soli 20 tiri al ferro concessi agli Heat, e i rimbalzi offensivi (15).

In Gara 3, gli Spurs hanno fatto un ulteriore passo avanti arrivando a ben 19 rimbalzi offensivi (pur tirando nettamente meglio che in Gara 2) e consentendo solo 19 tiri al ferro. Ciò che era imprevedibile, era un miglioramento quantitativo da oltre l’arco: dopo il 10/20 di Gara 2, un 16/32 sarebbe dovuto essere un’utopia, invece…

– Per Gara 2 avevamo parlato del “Trattamento Rondo” della difesa Spurs su Wade; in Gara 3 il trattamento è stato sfacciatamente esteso anche a LeBron che oltre i 4 metri e mezzo sta faticando nei playoffs (38,9%), dopo una stagione regolare conclusa con un signor 43,7% (meglio di Anthony, Bryant e Durant…)

– Solo 10 tiri liberi per Miami e addirittura 0 per James, a fronte di 21 tiri dal campo: sintomo che si è “prestato” al gioco della difesa Spurs, cercando il jumper e sporadici post up, prontamente “recintati” dai texani; che in Gara 4 provi ad andare in lunetta giocando più da slasher?

– Gli Spurs hanno tirato 12 volte in più dal campo e 9 liberi in più; come mai questi extra possessi? Il saldo recuperi perse è -2 (-7 quello degli Heat) le stoppate subite quattro in più, ma i rimbalzi sono ben 16 in più di Miami …

– Come testimoninanza della trance agonistica da oltre l’arco per gli Spurs, ecco il video di tutte le 16 triple:

 La gara è stata nel complesso un “elogio della semplicità”: firmato Popovich:

– attaccare per vie centrali, puntando il ferro: gli Spurs sono stati regolarmente in grado di arrivare al ferro, magari per poi scaricare, ma l’incapacità degli Heat di deviare l’attacco palla-in-mano verso gli angoli o addirittura di assorbirlo, ha creato costanti vantaggi per l’offensiva Spurs

– tirare senza paura da oltre l’arco (perché tre è maggiore di due…)

– concedere il tiro ma non la penetrazione (se penetrare è un bene per il proprio attacco, non far penetrare è ovviamente un bene per la propria difesa)

Ciò che dovrebbe preoccupare Pop/rincuorare Spo) è che tre gare consecutive con il 50% da tre non sono una prestazione facile nemmeno per i cecchini Spurs, mentre ciò che è meno fortuito è la differenza a rimbalzo e la disinvolta capacità degli Spurs di addentrarsi nell’area di Miami potendo concludere o scaricare; ecco, al riguardo, una sintesi dei primi eloquenti attacchi della partita:

– Per gli appassionati più “cabalistici”: in Gara 1, gli Spurs raggiungono i 62 punti con una tripla di Ginobili che da allora non segnerà più dal campo per tutta la gara;  in Gara 2, gli Spurs toccano i 62 punti a 3:49 mancanti del terzo ed è stato il loro ultimo vantaggio della gara: scollineranno i 72 a 3:53 dalla fine dell’ultimo quarto, solo per riportarsi a -25; in Gara 3 gli Spurs, raggiunti i 62 punti, hanno subito un canestro, ma poi realizzano un 11-0 che inizia a spaccare la gara; in Gara 4, pulirò bene gli occhiali quando gli Spurs toccano i 62…

2 thoughts on “Il taccuino delle Finals – Gara 3

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.