Chicago White Sox
Presentazione:
I South Siders si presentano ai nastri di partenza della stagione che viene senza avere veramente aggiunto nulla di sostanzioso ad un lineup di partenza che si trova orfano di due uomini del calibro di Kevin Youkilis e A.J Pierzynski. Entrambi, rispettivamente terza base e catcher, crediamo non siano stati rimpiazzati a dovere: il primo dal free agent Jeff Keppinger, non confermato da Tampa Bay, il secondo da Tyler Flowers, la scelta fatta in casa optata dal GM Kenny Williams. Per il resto, Paul Konerko sarà come sempre l’uomo di punta di un lineup che da molto tempo è oramai lo stesso, con pochi volti nuovi ad impattare uno scenario apparentemente aperto quale ogni anno, a parte rare egemonie pluriennali, appare la AL Central. Anche nella rotazione non cambia molto: quest’anno sarà composta dal core three che da anni rappresenta lo starting pitching staff allo US Cellular Field (John Danks, Jake Peavy e Gavin Floyd), col mancino Chris Sale quale uomo designato dal manager Robin Ventura per l’Opening Day ed un giovane cui far fare esperienza a recitare il ruolo di quinto uomo. Rotazione che rimane orfana di Francisco Liriano (che si accasa a Pittsburgh da free agent) e del protagonista del perfect game dello scorso Aprile a Seattle (oramai avvengono così di frequente che dobbiamo specificare a quale ci riferiamo…): stiamo parlando di Philip Humber, che va ad apportare un po’ di esperienza ad una Houston giovane che passa alla AL West a partire dalla stagione che ci apprestiamo a vivere. Neanche nel bullpen le cose cambiano molto rispetto al recente passato: Matt Thornton rimane l’uomo dell’ottavo inning, mentre Addison Reed si prende lo scettro di shut down man al nono.
Lineup:
L’outfield sarà composto da Alex Rios a destra, Alejandro De Aza al centro e Danny Viciedo a sinistra. Inalterato.
L’infield vede una novità all’angolo caldo in Keppinger. Sicuramente non al livello di Youkilis né del pur datato Omar Vizquel, può essere un’ottima alternativa a Brent Morel. La prima base sarà di competenza dell’uomo franchigia Konerko, mentre la seconda di Gordon Beckham. Nessuna novità pure per il ruolo di shortstop, oramai da diverso tempo nelle mani di Alexei Ramirez. Il DH rimane Adam Dunn, che tuttavia potrà alternarsi con Konerko in prima.
Rotazione:
1 Sale
2 Danks
3 Peavy
4 Floyd
5 Quintana o Santiago
Valutazione:
Nelle Majors è sempre molto complicato rimanere al passo di chi spende (e quindi vince) senza, a propria volta, investire granchè sul mercato dei free agents né azzardando alcuno scambio. Temo per i White Sox, nonostante la grande annata passata dove pur sono rimasti a contendere lo scettro di vincitore di division alla ben meglio attrezzata Detroit fino alle ultime battute della stagione regolare, una stagione anonima senza infamie e senza lodi. Da qualche innesto sostanzioso in seconda base e al backstop nel lineup di partenza i White Sox avrebbero tratto indubbi benefici. Lì si sarebbero dovuti concentrare gli sforzi economici e i sacrifici di pezzi pregiati di farm system per qualche giocatore esperto per il quale ne valesse davvero la pena. Inoltre non si ravvisano riserve all’altezza praticamente in ogni ruolo. Un infortunio di un titolare potrebbe così mettere in seria difficoltà la prestazione generale della squadra. In conclusione credo che l’onda lunga dell’ottima gestione della stagione passata da parte di Ventura e le acque non proprio insidiosissime della AL Central potranno portare i White Sox a battagliare per la seconda piazza nella division e per una candidatura a seconda Wild Card della American League.
Cleveland Indians
Presentazione:
A Cleveland si erano un po’ stufati di fare la figura di quelli che non hanno grandi obiettivi, di quelli che hanno una franchigia di baseball che costa ma che pur sapendo che se si facesse uno sforzo in più forse qualche risultato e qualche soddisfazione arriverebbero, alla fine lo sforzo economico non lo fanno. Evidentemente proprietario e GM si erano stufati per davvero visti i milioni spesi e le idee messe in campo questa offseason. A partire da colui che le idee le dovrà far emergere prima nella sua testa e poi passare ad un gruppo composto equamente da giovani di valore e da veterani da mille ed una battaglia: stiamo parlando del manager due volte campione del mondo Terry Francona. Avrà il compito di forgiare una compagine che si candida come forza fresca, seria e nuova per scardinare le gerarchie noiose e scontate che ha assunto la division, numeri alla mano, meno competitiva dello scorso anno in MLB (basti pensare che chi l’ha spuntata, Detroit, lo ha fatto con un numero di partite vinte inferiore a quello della seconda Wild Card che la American League ammetteva ai playoff). Eh si, Cleveland vuole tornare grande e lo vuole fare con i pezzi migliori che il mercato le offre: il manager che ha invertito una maledizione che a Boston durava da più di ottant’anni vincendo non una ma ben due volte in otto anni le World Series; Nick Swisher, il power hitter di provenienza Yankee messo sotto contratto per i prossimi quattro anni; per non dire poi di Michael Bourne, la scheggia ruba basi che Atlanta ha lasciato partire un po’ troppo di fretta. Tutto ciò si innesta su una solida base che negli anni post Cliff Lee e CC Sabathia si è guadagnata, un pezzo dopo l’altro, la maturità che oggi, ma più probabilmente domani, dovrebbe portare a cogliere soddisfazioni importanti. Il riferimento è al catcher Carlos Santana, all’esterno sinistro Michael Brantley ma soprattutto allo shortstop Asdrubal Cabrera, che in molti già vedono successore di Derek Jeter al Bronx. L’esperienza di Drew Stubbs e Mark Reynolds andranno a tappare i buchi creati dalle partenze nei rispettivi ruoli di esterno destro e DH rispettivamente di Shin Soo Choo (scambiato appunto con Stubbs) e Travis Hafner, accordatosi con i Bombers. La rotazione può contare su due pitchers affidabili ma non certo fenomenali quali Justin Masterson e Ubaldo Jimenez; rotazione che attende speranzosa l’approdo alle Majors del giovane Trevor Bauer, arrivato da Arizona nella trade a tre team che ha portato il coreano Choo alla Big Red Machine, ma che nei rimanenti tre spot rimane un po’ carente. A chiudere le partite ci penserà l’uomo simbolo del rinnovato entusiasmo a Cleveland delle ultime due stagioni: Chris Perez. Il bullpen è stato inoltre rinforzato dall’aggiunta di Matt Capps, che con tutta probabilità otterrà il set up role all’ottavo inning.
Lineup:
Gli esterni saranno coperti, da destra a sinistra, da Stubbs, Bourne e Brantley. L’infield, invece, vedrà Swisher in prima (la profondità di opzioni per Francona è tale agli esterni, da muovere un giocatore di ruolo come Swisher in prima, ruolo del resto da lui spesso ricoperto in carriera), l’ottimo difensore Jason Kipnis in seconda, Cabrera come shortstop e Lonnie Chisenhall o Mike Aviles (altro nuovo arrivo) in terza. Il catcher è la certezza di questa squadra: Santana.
Rotazione:
1 Masterson
2 Jimenez
3 Myers
4 McAllister
5 Carrasco
Valutazione:
Ritengo che i talloni d’Achille di Cleveland siano due: la rotazione e le tante novità. Ok, Francona vinse al primo anno a Boston nel 2004. Ottima osservazione. Ma qui siamo davvero davanti ad un cantiere che, oltretutto, non può contare su un simil Pedro Martinez (magari ce ne fossero…) sul monte di lancio. Questa credo sia la grande sfida che Terry si troverà ad affrontare al timone della Tribù. Masterson, Jimenez e Brett Myers in una serie da tre partite non incuteranno grande timore negli avversari che se li troveranno davanti e questo credo non sia un problema da poco. Un ottimo mercato è stato fatto, un altro credo ne servirà per costruire una compagine che possa sognare la division. Obiettivo realistico per il 2013? Il quarto posto battagliando per il terzo con Chicago e K.C. Comunque anni luce da Detroit, la squadra del presente della AL Central.
Minnesota Twins
Presentazione:
L’anno che verrà (…Lucio Dalla vi pronosticava fatti imprevedibili avvenire ma non sarebbe mai arrivato alla follia di mettere i Twins all’interno della contesa per la division…) sarà con tutta probabilità il terzo anno consecutivo che vedrà il team delle città gemelle terminare la stagione regolare all’ultima posizione. Un record negativo che si situa decisamente in contrasto con i dati degli ultimi dieci anni: Minnesota ha infatti portato a casa per ben cinque volte il titolo di campione della AL Central; una sorta di egemonia ostacolata solo da sporadiche annate di grazia dei concorrenti, basti pensare a Cleveland nel 2007 (l’unica volta in 11 anni) o i White Sox poi diventati campioni del mondo nel 2005. Gli ultimi due anni hanno definitivamente decretato la fine di un ciclo e la discesa dal trono da parte di Joe Mauer e compagni. Il dominio di Minnesota ha lasciato spazio a quello di Detroit, realtà in ascesa nel panorama della lega, non più solo della division. Ai Twins era evidentemente arrivato il momento di tirare un po il fiato dopo tanti anni sulla cresta dell’onda. Il manager Ron Gardenhire, il catcher Mauer ed il prima base Justin Morneau sono i pilastri della vecchia guardia rimasti a guidare un gruppo di giovani con poca o pochissima esperienza nella giungla delle Majors. Sarà con tutta probabilità un processo di ripresa che richiederà alcuni anni, ma il punto più basso crediamo e speriamo sia stato toccato la scorsa stagione e che a partire dall’Opening Day 2013 si possa assistere al processo di ricostruzione necessario per ritornare competitivi su base continua nelle prossime stagioni. Processo di ricostruzione che avrebbe potuto contare anche su una realtà giovane e di grande prospettiva come Ben Revere, l’esterno centro girato ai Phillies. Dalla città dell’amore fraterno arrivano in cambio dei prospetti di valore e Vance Worley, uno starting pitcher che andrà ad occupare il terzo slot della rotazione. Neanche Denard Span farà più parte del roster; ora gioca in maglia Nationals con qualche prospettiva in più di vincere qualcosa hic et nunc. In generale un roster ridotto all’osso, con due giocatori importanti e tanti giovani. Gli innesti più significativi sono stati fatti nella rotazione, che vede l’ingresso via free agency di Kevin Correia da Pittsburgh e Mike Pelfrey, veterano Mets, oltre a Worley . Il mancino Scott Diamond è designato ad essere l’ace del nuovo corso di Minnesota, un ragazzo che solo fino all’anno scorso era nel roster della squadra di Triple A dei Twins ed ora si appresta ad aprire la stagione con la palla in mano. Il bullpen invece perde il closer Capps, accasatosi agli Indians.
Lineup:
Un solo uomo di esperienza nell’outfield: Josh Willingham. A completare il reparto ci pensano Chris Parmelee e Darin Mastroianni. Gli interni: prima e seconda base controllate rispettivamente da Mourneau e Jamey Carroll. Shortstop sarà il dominicano Pedro Florimon e terza base Trevor Plouffe. Catcher la certezza di questa squadra, il capitano Mauer.
Rotazione:
1 Diamond
2 Correia
3 Worley
4 Hendriks
5 Pelfrey
Valutazione:
Revere per Worley e qualche prospetto non è stata un’idea felicissima della dirigenza. Non si scambia un grande difensore (oltre ad essere molto efficace offensivamente e sulle basi) per uno starting pitcher da inserire al terzo slot della rotazione. Soprattutto se poi si va a spendere una certa cifra su due free agent del calibro di Correia e Pelfrey. Una serie da tre partite con Diamond, Correia e Pelfrey avrebbe potuto tranquillamente avere il vantaggio del pronostico sui primi tre di un team con grandi aspettative come Cleveland. Insomma, il gioco non è valso la candela. La rotazione diventa così abbastanza solida, rappresentando sicuramente uno dei punti di forza di questa squadra. Span avrebbe fatto comodo, ma il futuro essendo l’obiettivo, può anche lui essere considerato un sacrificio per i bei tempi che verranno. La mia previsione? Ultima piazza. Per ora. Ed aspettando tempi migliori.
Kansas City Royals
Presentazione:
Il processo di maturazione dei giovani campioni della farm system più talentuosa d’America riteniamo sia finalmente arrivato a compimento. Quest’anno Eric Hosmer, Alex Gordon, Mike Moustakas e compagni avranno qualche scusante in meno se le cose non dovessero prendere una piega sostanzialmente positiva nella stagione dei Royals. I campioncini sono cresciuti abbastanza da poter essere considerati maturi per reggere le aspettative di una tifoseria che dal 1995 si è regolarmente tenuta sotto la seconda piazza nella AL Central, per non parlare poi della prima…Dobbiamo infatti risalire al biennio 1984 e 1985, quando George Brett era un’istituzione al Kauffman Stadium e i Royals andavano alle World Series ’85 battendo, nel derby della Interstate 70, i “fellow missourian” Cardinals. Una storia che, viste le ultime stagioni ricche solo di ultimi posti (o quasi), rischierebbe di essere fine a sé stessa ed essere raccontata ai nipotini come la grandeur dei tempi che (purtroppo) furono. Ed invece una nuova linfa viene dalla risorsa più importante della franchigia del Missouri, ossia il suo eccellente fattore di development dei giocatori. Non solo i già citati Hosmer, Gordon e Moustakas, ma anche il catcher classe 1990 Salvador Perez sono il frutto di tante amare stagioni dove l’unica consolazione di record (partite vinte-partite perse) negativi era di potere pescare con le prime scelte i migliori giocatori a livello universitario o di high school nel draft della stagione successiva. Così si fa senza i milioni delle franchigie di New York e Los Angeles e a K.C sembrano saperlo bene dato che i successi della prima metà degli anni Ottanta sono stati raggiunti proprio grazie all’apporto di giocatori cresciuti in casa quali David Cone e Bret Saberhagen. La stagione che viene vedrà pochi cambiamenti nei ruoli di posizione, rimasti sostanzialmente gli stessi dell’annata passata; le novità che il mercato ha portato attengono tutte alla rotazione. Un salto di qualità inaspettato e sostanziale che balza agli occhi soprattutto per i nomi di qualità che sono stati inseriti: James Shields, Ervin Santana e Wade Davis. Il primo e il terzo arrivano da una trade con Tampa mentre Santana è stato scambiato con un pitcher di secondo piano con gli Angels. Solo Jeremy Guthrie (ad occupare il secondo slot) e Bruce Chen (il quinto) rimangono confermati dalla stagione passata. Il bullpen perde Joakim Soria, il closer che nel 2012 non ha giocato causa Tommy John surgery.
Lineup:
Gli esterni saranno, da destra a sinistra: Jeff Francoeur, Lorenzo Cain e Gordon. Agli interni Hosmer in prima, Chris Getz in seconda, Alcides Escobar (altro candidato a post-Jeter in pinstripes) come shortstop e Moustakas all’angolo caldo. Dietro il piatto il giovanissimo Perez, mentre come battitore designato ci sarà Billy Butler, altra scelta dei Royals al primo giro di un draft (quello del 2004) e quindi altro titolare proveniente da quella che se parlassimo di calcio verrebbe chiamata cantera.
Rotazione:
1 Shields
2 Guthrie
3 Santana
4 Davis
5 Chen
Valutazione:
Il motto “developing from within” quest’anno pagherà i dividendi. Per due ragioni. Primo, i fenomeni sono di un anno più grandi e, quindi, più pronti per il salto di qualità. Secondo, quest’anno avranno una rotazione seria che potrà arginare a dovere il gioco offensivo avversario permettendo all’attacco di produrre in maniera efficace; e per efficace si intende fare entrare punti a proprio vantaggio limitando quelli degli avversari. Il punto di forza pare essere quindi la rotazione e, in particolare, l’ace (nome che in America utilizzano per definire un portento del pitching) Shields. L’attacco produrrà ciò che vale, quindi tanto. L’unico punto di domanda? Il bullpen. Chissà se con la palla in mano dal settimo inning in poi sapranno mantenere il livello (alto) degli starters. Il mio pronostico li posiziona al secondo posto, dietro i Tigers. Sarà una bella battaglia con Chicago per la seconda e terza posizione, ma, gli Orioles e gli Athetics insegnano, una Wild Card stupendo tutti può capitare per davvero.
Detroit Tigers
Presentazione:
Lo sweep (4 partite a 0) subito nelle World Series dai Giants è l’imprescindibile dato da cui partire per analizzare la franchigia del Michigan in prospettiva 2013. E tale dato può essere letto in due modi. Il primo, più pessimista, porterebbe a dire che nonostante la presenza di Miguel Cabrera e Prince Fielder come terzo e quarto uomo al piatto, lo spirito di squadra che Bruce Bochy ha creato a San Francisco la scorsa stagione non è un elemento acquistabile col denaro e, quindi, raggiungibile con semplici addizioni e sottrazioni di talento dal lineup di partenza. Il secondo, più ottimista, ci dice invece che Detroit è campione in carica della American League e che può contare sul pitcher migliore che l’ultimo decennio abbia prodotto su un campo di baseball professionista in Justin Verlander. Il 2013 presenterà poche novità agli appassionatissimi fan del Comerica Park: Delmon Young si è accordato contrattualmente con Philadelphia da free agent e lascia il posto ad un Torii Hunter affamato di vittorie. Un investimento economicamente importante che fa il paio con quello di 80 milioni su cinque anni fatto per trattenere Anibal Sanchez, lo starting pitcher arrivato la scorsa stagione alle soglie della Trade Deadline da Miami insieme al seconda base titolare Omar Infante. Al pari di un nuovo acquisto sarà invece accolto il ritorno in campo da DH di Victor Martinez, il catcher di lungo corso in maglia Indians che, rompendosi il legamento crociato anteriore durante la offseason dello scorso anno, ha mancato l’intera stagione 2012. La rotazione non presenta grandi novità; l’unico dubbio riguarda il quinto uomo: se la giocheranno Rick Porcello e Drew Smyly. In una serie da quattro partite Verlander, Doug Fister, Sanchez e Max Scherzer trovano pochi rivali capaci di fronteggiarli alla pari. Perlomeno nella AL. Il bullpen è uno dei migliori delle Majors, affidabile e completo. L’unico tassello che manca sta proprio al nono inning, dove il closer delle ultime tre annate, Jose Valverde, ha lasciato il team per decorrenza dei termini contrattuali. Termini contrattuali poi non più rinegoziati durante l’inverno. Il manager Jim Leyland ha così individuato in una opzione interna alla farm system il rimpiazzo che ritiene all’altezza della situazione: parliamo di Bruce Rondon che, però, riteniamo manchi un po’ di esperienza avendo lanciato solo otto inning in Triple A.
Lineup:
L’outfield ha subito un parziale restyling con l’aggiunta di Hunter che occupera la posizione di esterno destro. Al centro il leadoff man Austin Jackson e a sinistra Andy Dirks. Gli interni presentano nomi di spessore in Fielder che si occuperà della prima base, mentre Cabrera della terza. In seconda viene confermato Infante e come shortstop Jhonny Peralta vivrà la sua quarta stagione a Motown. Il DH e presumibilmente quinto nell’ordine di battuta è Martinez. Catcher: Alex Avila.
Rotazione:
1 Verlander
2 Fister
3 Sanchez
4 Scherzer
5 Porcello o Smyly
Valutazione:
Un’ottima compagine, se possibile anche meglio di quella che l’anno scorso ha terminato la sua corsa alla Classica d’autunno a quattro vittorie dal titolo. Con Hunter ci guadagna in prestazioni difensive che proprio non erano il pezzo forte, seppur in un’altra porzione del diamante, di Young. Anche l’apporto offensivo dell’ex Angel sarà un po’ più continuo e costante durante il lungo corso della stagione rispetto a quello del suo predecessore. Martinez si va poi ad aggiungere a swing eccellenti come quelli di Fielder e Cabrera. Grasso che cola. La rotazione non ha pari nella division e crediamo nemmeno nella AL. Azzardare un pronostico sulla posizione di Detroit nella AL Central sarebbe troppo semplice: vinceranno con un distacco considerevole sulla seconda. Ma ci spingiamo più in là nel pronostico: la prima volta alle World Series non è andata come si voleva, la seconda potrebbe essere quella buona. Non sempre si è così sfortunati come Texas nel 2010 e nel 2011 ad arrivare due volte consecutive alla Classica e perdere entrambe le volte pur arrivando, una di queste, ad uno strike dalla gioia per ben due volte nel corso dell’ultimo inning. Detroit ha maturato la consapevolezza di essere una realtà vincente e non ripeterà gli errori di inesperienza pagati, e con che interessi, durante i quattro sonori schiaffi presi da SF alle World Series. Unico punto debole? L’esterno sinistro: Dirks appare l’anello debole di una compagine creata per vincere. E subito.
30 anni, giornalista ed appassionato di baseball da 10.
Ciao, sono un appassionato di basket e football ma a digiuno di baseball… mi spiegate, cortesemente, cosa si intende per rotazione? Grazie! :-)
Il concetto di “rotazione” è relativo al ruolo di lanciatore: il baseball si gioca praticamente tutti i giorni, ma il ruolo di lanciatore richiede un grandissimo dispendio di energie e un enorme affaticamento del braccio, tale per cui dopo una partita un giocatore deve stare a riposo da 2 a 3 giorni senza giocare. Ogni squadra quindi ha bisogno di una “rotazione” di lanciatori, pronti a darsi il cambio giorno dopo giorno. In sede di preview si analizzano quindi le qualità dei giocatori all’interno della rotazione per capire le loro potenzialità e la loro affidabilità.
Tutto chiaro, ti ringrazio!