Un trentaseienne, reduce dalla rottura del tendine d’Achille e da un anno di stop, che ESPN ha collocato al quarantesimo posto del proprio ranking, è capocannoniere NBA, ha appena messo a segno una tripla doppia e sta giocando come se avesse dieci anni di meno.
Sembrerebbe una notizia, ma Kobe Bryant è appena diventato il giocatore ad aver sbagliato più tiri nella storia della NBA, ed è su questo che s’è concentrata l’attenzione dei media.
In realtà, su quella lista, vicino a Bryant, ci sono i nomi di Kareem Abdul-Jabbar e Michael Jordan, John Havlicek, Elvin Hayes, Karl Malone ed Elgin Baylor. Conclusione? I migliori realizzatori sono quelli che prendono più tiri, quindi, possiamo inferire, sono anche quelli che ne sbagliano di più.
Qualche settimana più tardi, Bryant ha raggiunto quota 6.000 assist, unico tra tutti i giocatori con 30.000 punti ad aver smazzato così tante assistenze, MJ incluso; il dato è stato liquidato in fretta e furia quasi che non fosse un risultato degno di nota.
Con Kobe è così, e il verbo chiave, in inglese, è to dismiss, nel senso di “non prendere in cosiderazione”. È quel che succede, troppo spesso, ai risultati raggiunti dal 24 giallo-viola, costantemente adombrati dai suoi difetti, veri e presunti.
Dopo la pubblicazione del ranking di ESPN e il relativo commento del Mamba –idioti-, Henry Abbot (della stessa testata) se n’è uscito con un articolo nel quale, sostanzialmente, spiegava come Kobe fosse la rovina dei Lakers, con tanto di dati opportunamente scelti per dare una parvenza sabermetrica ad una serie di boutade piuttosto gratuite e “si dice” anonimi.
È strano che un giocatore con 19 stagioni NBA sotto alla cintura, due MVP delle Finali e cinque anelli debba ancora sostenere così tante critiche, ma questo è sempre stato il destino di Kobe, l’unico dei nuovi Jordan ad aver retto il paragone.
Di là dallo stucchevole dibattito se Kobe faccia schifo –Kobe Sucks– o sia il migliore, quello che impressiona è la costante riluttanza a riconoscergli quel che è suo da parte di alcuni giornalisti, che, in teoria, sono o dovrebbero essere superiori alle logiche partigiane del “tifo”.
Forse la genesi di quest’antipatia va ricercata proprio nel paragone con Jordan. Di tutti gli epigoni di MJ, Bryant è stato l’unico a somigliargli per davvero, ma questo non l’ha messo al riparo dagli strali, che, curiosamente, si potrebbero trasporre tutti quanti, identici, su His Airness.
Già i latini sapevano che per i nemici la legge si applica e per gli amici, s’interpreta, e quindi, con Kobe, è inevitabile la scontata chiosa sul suo egoismo o sui tiri forzati, mentre quando si parla di altri giocatori (pensiamo ad esempio a quanto tirasse, e con che percentuali, Allen Iverson, o al livello di commitment di Tracy McGrady) si glissa amabilmente.
Questo non deve nemmeno condurci all’eccesso opposto, ritenendo Kobe esente da difetti: ad esempio capita che s’infili nei raddoppi (Ettore Messina racconta che Kobe gli chiese di chiamarglieli dalla panchina, perché sapeva di non leggere bene quella situazione di gioco) e che forzi anziché reagire a quel che fa la difesa (glielo rimproverava anche Jackson, che lo voleva più simile a LeBron), e che difenda poco.
Capita che affretti conclusioni, o che prenda di mira alcuni compagni, certo, ma non si può ridurre a questo la carriera di uno che ha vinto quanto Magic Johnson e Tim Duncan. Siamo ciò che facciamo ripetutamente, diceva Aristotele, e se vinci cinque titoli NBA, forse (ma forse eh) potresti essere uno dei giocatori più vincenti di sempre.
Purtroppo tendiamo tutti a estrapolare i giocatori dal contesto, per cui, capita che Monta Ellis diventi una barzelletta NBA, e poi, a Dallas, si scopra che non era affatto un giocatore stupido o egoista, ma solo la persona sbagliata nel posto sbagliato. Bisogna ascoltare entrambi i lati della storia, cantava Phil Collins, e forse non aveva tutti i torti.
L’esigenza d’essere lapidari comporta la frettolosa bollatura dei giocatori, e tanto peggio se l’etichetta è menzognera: pensiamo a Lance Stephenson (un fenomeno da campetto), a Zach Randolph (sa solo giocare uno-contro-uno), o a quando ci si accaniva con Kevin Garnett o Tim Duncan (sì, anche Duncan, non ridete!) perché erano dei perdenti.
L’etichettatura di Bryant risale a quando giocava/litigava con Shaquille O’Neal, e poiché Shaq era quello simpatico che non lesinava interviste, Bryant doveva per forza essere quello cattivo. Phil Jackson (che lo definiva “inallenabile”, ma poi gli affidava le chiavi di una squadra tri-campione NBA) ci mise del suo, e Kobe Bryant è diventato sinonimo di egoismo.
Da allora, è passata parecchia acqua sotto i ponti; Kobe ha disputato altre tre Finali da protagonista assoluto, ha riportato i suoi a giocarsela dopo una sconfitta contro i Celtics che avrebbe mandato gambe all’aria un gruppo meno solido, ha disputato partite memorabili e, in fin dei conti, ha vinto tanto.
Poi, i problemi fisici e scelte forse sbagliate della dirigenza (fosse arrivato Chris Paul, il giudizio sarebbe diverso?), hanno condotto i Los Angeles Lakers sul Viale del Tramonto, e oggi Bryant gioca solo per dimostrare d’essere ancora un giocatore vero.
Peccato, perché sta dimostrando, a 36 anni suonati, di essere ancora in grado di fare la differenza, e chissà cos’avrebbe potuto combinare con una squadra vera attorno.
Ci sembra che i giocatori esecrabili, quelli che portano alla rovina le franchigie (sempre che esistano: in fondo, se ci si affida a un giocatore sbagliato, la responsabilità è anche della franchigia stessa) siano altri, e non questo manuale del basket su due gambe, uno che in 19 anni, tra le altre cose, non ha mai fatto licenziare un allenatore.
Con tutti i suoi difetti (che sono poi gli stessi di Jordan: in altre parole, il culto del proprio superomismo e una certa ritrosia a riconoscere i limiti –propri e dei compagni-), Bryant è un monumento di questo sport, uno che, più vicino ai 40 che ai 30, continua a traspirare passione per il basket in ogni sua giocata.
Come disse una volta il compianto Jerry Buss, “meglio godercelo finché c’è”.
Seguo la NBA dal lontano 1997, quando rimasi stregato dalla narrazione di Tranquillo & Buffa, e poi dall’ASB di Limardi e Gotta.
Una volta mi chiesero: “Ma come fai a saperne così tante?” Un amico rispose per me: “Se le inventa”.
Ciao Francesco,
Come stai?
1)Io credo che il problema dei Lakers sia che prendono troppo canestri anche a difesa schierata, mentre squadre come Dallas, i Clippers, i Celtics e le altre li prendono soprattutto perchè sono squadre principalmente offensive, che ne pensi?
Hai ragione su Kobe, ma questa squadra non può andare lontano.
In parte sì, nel senso che le squadre che citi giocano con un pace più alto, e “accettano” punteggi più alti, mentre i Lakers, nell’idea di Scott, dovrebbero giocare con un ritmo basso e quindi tenere il punteggio basso, ma hanno troppi problemi per riuscirci.
Concordo con l’articolo: che Kobe sia un grande campione non si puo’ mettere in dubbio.
Pero’ il fatto che dopo la partenza di Shaq, ai Lakers non abbia giocato mai una vera superstar al fianco di Kobe, significa che evidentemente la presenza di Kobe e’ ingombrante e tutti i campioni si tirino indietro.
Invece con Lebron non succede: LBJ e’ + maturo, migliora le squadre in cui gioca, migliora i compagni, li rende vincenti e non li fa incazzare sparando 20 fadeaway a partita sul ferro..
Kobe invece ha questo grosso problema: forza troppo, lo ha sempre fatto e continua sorprendentemente a farlo.
Per la cronaca, Kobe ha vinto solo ed esclusivamente grazie allo Zen in panchina, andato via lui, i Lakers han fatto cagare.
Fisher e Gasol sono diventati dei campioni vincenti grazie a Phil Jackson in panchina, non grazie a Kobe.
Mentre per esempio Wade e Bosh lo sono diventati grazie a LBJ. E anche Irving e Love lo diventeranno, grazie a Lebron.
Kobe sara’ sempre e comunque + eccitante, ma sara’ anche sempre un solista, uno che vuole dimostrare sempre qualcosa da solo..
beh wade mi sembra fosse già un campione….
su lbj sei sicuro di queste affermazioni? perché analizziamo le cose: coi cavs tante uscite ai PO dopo ottime regular season. però erano dei perdenti e per questo è andato via. a miami ok 4 finali di fila ma sappiamo che ad est nn è così difficile. a parte indiana e poi bulls che però persero rose. e finali poi 2-2….e se nn fosse stato per allen 3-1. su questi cavs 2014-2015 aspetterei. love e Irving per adesso nn hanno mai fatto po. e secondo me difensivamente ai po sono troppo scarsi.
su kobe c’è poco da dire: anche a 36 anni si parla sempre di lui. che poi quest’anno cosa può fare di diverso? Lakers post Jackson anche sfortunati tra infortuni e trade bloccate (paul!!!!) oltre ad evidenti problemi della famiglia buss che incidono e parecchio.
unica cosa che noto che stiamo diventando troppo tifosi su nba: io ammiro tutti e oggettivamente lbj è un fenomeno, nn discuto questo. poi si analizzano altri aspetti ecc… però neache Jordan vinceva da solo, be lbj ne nessuno in questo sport. questo è un dato di fatto.
volevo solo dire che Kobe non costruisce le squadre attorno a se’ come invece Lebron. Lebron ha costruito i Cavs, poi gli Heat e ora di nuovo i Cavs, dimostrandosi il migliore, un leader indiscusso e maturo, a cui non interessa sparare 20 fadeway a serata sul ferro, ma vincere.
Kobe invece fara’ anche 30 punti a partita, ma ad aprile avra’ finito e si mettera’ davanti alla tv. Questa non e’ sfortuna, ma immaturita’: Lebron a 30 anni e’ molto + maturo.
Sul mancato acquisto di Paul o Melo Anthony, penso che i Lakers non avrebbero fatto granche’ neanche con l’arrivo di uno di questi 2..
Chiaramente la dirigenza ha pure grandi colpe, ma se Kobe avesse meno ego (sia intermini di tiri presi, sia di milioni di dollari richiesti) ora i Lakers si giocherebbero almeno i playoff
E’ vero Bryant forza parecchi tiri e gli viene accusato il fatto di non passare ma se si guarda attentamente le partite che gioca ci si rende conto che forza poco e niente, o meglio se “regala” tiri con spazio a i suoi compagni e loro lanciano mattoni dopo un paio di tentativi di coinvolgimento preferisce prendere un tiro forzato che “sprecare” l’ennesimo pallone.
Sulla mancata trade per portare Paul nel lato Hollywoodiano di Los Angeles citofonare a tale Stern David e chiedere spiegazioni.
Sulla parte in cui LeBron migliora i compagni non ci sono dubbi se ha così tante triple doppie un motivo ci sarà, ma Wade e Bosh erano degli All-Stars anche prima di incontrare il prescelto. James al contrario di Bryant ha fatto delle scelte di “convenienza” giuste o sbagliate che siano non spetta a me giudicare quindi non parlerei di maturità. Adesso James si trova in una squadra che non ha ancora trovato il suo equilibrio ci sono tante cose da sistemare e va considerato che Love e Irving i Play-Off li hanno giocati solo a NBA2K, ciò non toglie che possono arrivare alle FInals e magari vincere ma a mio modesto parere penso ci voglia ancora tempo per vedere i Cavs in cima al mondo NBA.
Quest’anno la colpa della mancata presenza di un All-Star da affiancare a Bryant non deriva solo dal contratto diversamente magro percepito da Kobe, ma da una precisa scelta della dirigenza post Jerry di percorrere questa strategia e puntare al prossimo marcato, il super contratto(che in realtà non mi sembra così eclatante ognuno prende quello che merita) è una scusa per dire che non c’era più spazio nel Salary Cap e quindi far passare anche questa stagione.
Per concludere, penso che il giorno in cui Bryant entrerà ufficialmente nella Hall of Fame gli verrà dato ciò che merita e anche tutte le sbavature saranno dimenticate come succede con tutti i più grandi. Ottimo articolo complimenti!
enzo 2 volte che ti leggo e 2 volte che leggo le stesse cose, già riportate nell’altro articolo sui lakers di max jordan.
cmq…
in effetti wade e bosh quando hanno giocato con james hanno sicuramente migliorato il loro gioco… sicuramente se per migliorare si intende adattarsi ad un compagno ingombrante e fare 1 o 2 passi indietro, perchè di passi indietro il prescelto non ne fa.
compagni di kobe, sicuramente alcune di queste sono coincidenze… ma dopodi lui odom, shaq, gasol, fisher, ariza, artest, bynum non hanno giocato come quando erano con lui. è sempre e solo un caso? solo anagrafica?
Enzo non sarai giusto un pelino di parte? Pero devo ammettere che leggere voi fan di Lebron che dovete sempre screditare Bryant mi diverte parecchio.
Wade ha vinto un titolo semi da solo nel 2006 quando Lebron ancora sognava di vincere qualcosa, quindi le tue argomentazioni sono basate semplicemente nel preferire Lebron rispetto a Kobe.
Toglimi due curiosita quando Kobe si siedera a maggio davanti alla tv e Lebron sara probabilmente (l’est è una vergogna sino a finale di conference arriveranno passeggiando, ma non diciamolo che a noi piace guardare le cose solo da una prospettiva) anche vincendo quanti anelli avra al dito? E parlami di Shaq mi raccomando ;)
guarda che io sono un fan di Kobe..se Lebron pero’ e’ un leader + completo e maturo, io non posso negarlo solo perche’ sono un fan di Kobe..
KB e’ rimasto tutta la carriera ai Lakers, ma cio’ non significa necessariamente un merito..Dopo la partenza dello Zen, sulla carta i compagni di squadra (Howard e Nash) erano del valore dei Irving/Love, si parlava di Showtime, di titoli NBA ecc e poi hai visto cos’e’ successo..non c’entrano solo gli infortuni, secondo me a Kobe manca la capacita’ di “fare squadra”, lo ha detto pure lo Zen dicendo chiaramente x es che MJ era un leader molto migliore..
Sul fatto che Odom, Fischer, Gasol ecc siano diventati migliori grazie a Kobe, ho dei dubbi: io direi che sono diventati dei campioni grazie a Phil Jackson, che e’ riuscito a costruire una squadra ed un sistema di gioco vincente.
E anche Kobe, se ha + anelli al dito, lo deve solamente allo Zen..
Sono molto invidioso del modo in cui, Enzo, distribuisci con sicurezza colpe e meriti.
Personalmente, ho sempre avuto l’impressione che Howard non abbia avuto l’idea del secolo ad andare a Los Angeles a pretendere di fare The Man con Bryant (che, tra l’altro, in quella stagione giocò forse il miglior basket di sempre) in squadra. Bosh ebbe l’accortezza di adattarsi a fare la terza opzione offensiva (ma con un ruolo essenziale in difesa) a Miami. Merito di LeBron o della flessibilità di Chris Bosh?
Peraltro, Dwight compendiò la stagione, da prima opzione (Bryant era infortunato) con una Gara 4 in cui fece di tutto per farsi espellere, chiudendo la sua permanenza in giallo-viola con un bel 0-4 che non depone a suo favore.
Mi sembra che attribuire i meriti di quel che succede a Miami a James, e i meriti dei successi dei Lakers a Jackson sia semplicistico fino al parossismo, non trovi?
si hai ragione..il mio ragionamento e’ troppo semplicistico, ma secondo me rende bene..ogni tanto semplificando al massimo si coglie l’essenza..
Kobe, nonostante le sue forzature e la sua immaturita’ nel costruire squadre, resta sempre il + eccitante giocatore NBA, un vincente e uno la cui sola presenza in campo oscura quelle di tutti gli altri..
Nessuno nella storia ha mai fatto ne’ mai fara’ x esempio cio’ che ha fatto Kobe in gara6 di finale di Conference contro i Suns..
Ricordiamolo..Lakers+5 a 40sec dal termine, tutti in piedi che urlano e fischiano, una bolgia infernale all’Airways centre, con i Suns in rimonta il possesso e‘ decisivo x l’intera serie..
Kobe isolation, si chiude all’angolo davanti alla panchina dei Suns..difesa perfetta ed asfissiante di Grant Hill..il Mamba finta, Hill non ci casca, Kobe si alza in fadeaway con GrantHill che gli salta addosso..boom canestro..e pacca sul culo al coach Alvin Gentry, come dirgli..hey amico..lascia stare..
Gentry appena eliminato non puo‘ far altro che sorridere..
scusa enzo x me sei troppo sicuro in alcune affermazioni.
partendo dal fatto che stiamo discutendo proprio del pelo nell’uovo perché si parla di fenomeni, però alcune tue considerazioni su lbj nn mi trovano d’accordo.
soprattutto sul migliorare compagni: allora perché nn ha vinto coi cavs ma è andato a miami con wade (cioè parliamo di un fenomeno) e bosh? poi adesso visto record di miami si capisce perché è tornato ai cavs (Irving-wiggins poi love). altro che ritorno a casa. mera convenienza che x me ci sta se nn ci fossero quelle scenette patetiche.
cmq tra poco lbj arriva ai 30…sono curioso di vedere prox anni quando suo fisico inizierà ad essere meno dominante. vedremo.
intanto già adesso x me la corona nn l’ha più e spero che il prox a prenderla sia un certo steph curry che come talento è il più forte in assoluto.
Bah…al solito: post su Kobe e spuntano i soliti commenti…”lbj è meglio, migliora i compagni, è più completo, ecc”…vabbè…30000 pt e 6000 ast (unico essere vivente nella storia dell’umanità), terzo marcatore all time, 5 anelli, 2 finals MVP, ecc ecc…ma de che stiamo a parlà!?!
E pure la roba del ranking espn m’era sfuggita…BAH!
Comunque volevo solo far notare una questione che ritengo venga presa in considerazione comunque troppo poco: la capacità di Kobe di reagire alle critiche, come solo His Airness prima, e più, di lui usava; quella roba tipo: criticano Kobe che fa 8/30? Partita dopo tripla doppia e tutti muti; così come quando un coach avversario disse che MJ non sapeva tirare da tre, e all’epoca era vero, lui sparò 8 su 8 (credo al vecchio madison). Insomma, la capacità di distruggere psicologicamente gli avversari quando più conta (“20 fadeaway sul ferro” sì, ma il buzzer beater decisivo, quello che fa la storia, inforca sempre la rete).
In tema di “sentenze sparate” sono convinto che se Lebron avesse la metà della forza d’animo (o mentale…cojones insomma) di Kobe a ‘st’ora avrebbe quantomeno un paio d’anelli in più (e comunque sempre uno meno di Wade).
P.s.: peccato soltanto che quei babbi degli hornets lo scambiarono con la squadra sbagliata.
Io, umilmente, continuo a pensare che quest’ansia di contrapporre i giocatori sia abbastanza nociva, perché polarizza ogni discussione su posizioni estreme e forse anche un po’ preconcette.
Tocchi un aspetto puramente ipotetico, ma interessante, Theo: fosse andato in un’altra franchigia, avrebbe avuto un impatto diverso, però i Lakers sono stati gli unici capaci di veder lungo e rischiare (Divac in cambio di un 17enne!).
Theo, Kobe ha 6 anni in + di Lebron, per quello ha 30.000punti e 6.000 assist..Lebron a fine carriera sorpassera’ Kobe in tutte le statistiche (mvp, punti, assist, rimbalzi, triple doppie, anelli ecc..) tranne in una: quella dei tiri sbagliati..
Detto questo, e tornando all’oggetto di questo post, nessuno si sarebbe aspettato un ritorno di Kobe ai livelli pre-infortunio..
Il 40esimo posto in graduatoria evidentemente deriva dal fatto che per metterne 25 a sera, si prende 22 tiri, mentre Lebron o Harden ne prendono 18 e sono comunque nei primi 10 per efficiency per game, mentre Kobe e’ al 55esimo posto e gioca in una squadra materasso che l’altro ieri nel primo tempo contro Indiana ha fatto 7/45 dal campo (SETTE SU QUARANTACINQUE).
Non e’ che uno si diverte a “penalizzare” Kobe, ma attualmente le statistiche parlano chiaro
sugli anelli avrei da dire ma se sei così sicuro tu….poi scusa ma kobe a 36 anni nn 30 e nn meno di harden ecc…mi sembra normale che adesso siano più “forti”.
però mi sono stufato di sentire parlare di lebron come fosse perfetto e un essere quasi divino…..dai siamo seri…ripeto lebron deve fare una statua al signor ray allen che gli ha fatto nn perdere un anello. e in quel finale di partita il tuo lebron tirò una serie di mattoni incredibili!!
No vabbè…rileggendo quanto scritto potrebbe apparire che ho scarsa stima di LBJ…in realtà Lebron mi fa impazzire: amo questo sport e, conseguentemente, tutti coloro i quali lo interpretano in maniera speciale (la statua di Ray Allen la farei io stesso volentieri… se solo fossi in grado di scolpire alcunché rendendogli giustizia)…anche se contrariamente da Enzo non sono così certo che sorpasserà Kobe in ogni singola statistica…nei prossimi anni, a causa d’un fisiologico calo atletico, dovrà sempre più adattarsi ad uno stile di gioco differente…non x nulla già da quest’anno ha scelto di presentarsi molto più “asciutto” (in termini di peso)…boh, vedremo…ciò detto, e tornando al tema originario del post (KOBE), io tolgo il cappello, m’inchino, e sperando di poterlo ammirare ancora per ulteriore lungo tempo, dico a Francesco che ricordo quel draft e che il talento di Bryant era assolutamente fuori discussione. Fu selezionato 13º solo a causa dell’immensa mole di talento a disposizione in quel draft (bastava la prima assoluta a raggiungere tale quantità) e dell’acerbità…ovviamente Mr Silhouette ci vide più lungo di tutti e fu un bene per tutti (Kobe, i (dannatissimi) Lakers, noi che amiamo ‘sto sport), anche perché non è detto che altrove avrebbe avuto lo stesso impatto.
Articolo giusto.. Kobe è stato sempre criticato troppo. Io non posso essere obbiettivo quando si parla di Kobe, per me Kobe è il basket..